SAN MICHELE

Olio su Tela.

m. 3,05 x 2

Chiesa di S. Bernardino (Molfetta)

Firmata e datata 1596

Restauro Amodio 1958



E' una tela contemporanea all'Adorazione dei Pastori della quale conserva anche le dimensioni.

Il dipinto si collega, per tematica e influenze, al Giudizio Universale di Audenard, anche se nel dipinto dell'Hovic i caratteri veneti sono molto più evidenti. La scena pullula di figure e nonostante ciò va notato un certo ordine compositivo: schema a V e la tendenza a isolare la figura principale. E interessante notare come pure il gioco degli sguardi (tra il personaggio di destra, L'Arcangelo e l'angelo di sinistra) crei uno schema compositivo a V invertita, che rende ancora più interessante la distribuzione delle figure nello spazio pittorico.

In alto osserviamo l'Angelo, imponente, con la spada sguainata che caccia gli angeli ribelli; in basso, un tumulto di corpi con braccia protese e volti mostruosi (che ci rimanda alla tradizione fiamminga anche essa presente nel Giudizio di Audenarde).

Le intenzioni del pittore erano probabilmente quelle di dotare la figura principale di un violento effetto di moto, ma nonostante la torsione esasperata del busto, le ali spiegate e gli ampi svolazzi del manto, l'Arcangelo piuttosto che irrompere dall'alto sembra essere un burattino, una marionetta legata ad un filo. Ma , questa volta, forse, più che alla incapacità dell'artista la poca plasticità dell'Arcangelo è da ricercare proprio nello stile del manierismo che intende l'arte come fine a se stessa e non più come pura raffigurazione del reale, per cui anche le figure perdono la loro corporeità per trasformarsi in creature irreali.

Nella parte bassa del dipinto, il pittore vorrebbe sfoggiare la sua bravura dipingendo le contorsioni drammatiche dei corpi, (i due angeli a figura intera sembrano studi dello stesso modello ribaltato), ma finisce per dimostrare, invece, tutta la sua imperizia anatomica.

Immersa in un'atmosfera rossastra e scura, l'opera mostra un caratteristico colorismo veneto, anche se in misura minore rispetto all'Adorazione dei Pastori.

"I toni fumosi che invadono la parte inferiore del dipinto insieme ai giallastri dei cori angelici, si ricollegano, indubbiamente, alla educazione manieristica del pittore; la predilezione per alcuni colori come i vinati ed i verdi cupi, rivela la sua ascendenza veneta, mentre l'uso marcato della linea e di certi scorci, denunciano l'ispirazione da qualche cartone fiammingo che l'Ovic potrebbe aver portato con sé dalle Fiandre"19

Infatti, se nell'Adorazione dei Pastori risalta il colorismo veneto, nel S. Michele si insinua ancor di più il disegno e la demarcazione del contorno; le figure si allargano sino a deformarsi, e questo carattere ci rimanda all'influsso del manierismo romano già presente in opere anteriori dell'artista.

Pure questo dipinto fu restaurato da A. Amodio nel 1958. Attualmente è in buono stato di conservazione.

19 M. D'Elia. Op Cit pag. 57