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La testimonianza1 più antica dell'esistenza di un nucleo abitato all'interno della città di Trani risale ad epoca cristiana e consiste nel ritrovamento di un frammento lapideo con iscrizione del IV secolo d.C.; l'età altomedievale è invece contraddistinta da eventi importanti quali il trasferimento nell'anno 813 della sede vescovile distrutta di Canosa e lo stabilirsi a Trani del gastaldato, istituzione longobarda che verrà soppressa nell'881 con l'avvento del controllo bizantino.
Con il disfacimento dell'impero bizantino in Puglia, segnato dal passaggio della città al controllo normanno nel 1043, Trani mette in evidenzia la sua fisionomia di città portuale, e quindi commerciale, con la promulgazione nel 1063 degli Ordinamenta et consuetudo maris, tra i primi documenti che ci siano pervenuti riguardanti la regolamentazione del traffico marittimo di quello che doveva essere un porto decisamente frequentato.
La fine dell'XI secolo è caratterizzata dall'avvio dei lavori per la costruzione dell'odierna cattedrale dedicata a San Nicola Pellegrino, e dalla trasformazione in sede metropolitana della sede vescovile, testimonianza incontrovertibile del ruolo civile e religioso che la città stava assumendo nell'area settentrionale della Terra di Bari.
Per tutto il periodo normanno e ancor di più durante l'età sveva la città sviluppò i suoi rapporti commerciali marittimi, caratterizzandosi inoltre per gli strenui tentativi di mantenere sempre rapporti diretti con il potere regio.
L'età angioina, caratterizzata fino alla seconda metà del XIV secolo da un andamento incerto dello sviluppo economico di Trani, segnò successivamente il decollo dello sviluppo commerciale e civile della città, quest'ultimo evidenziato dal diploma del 18 novembre del 1425 emanato dalla regina Giovanna II, nel quale veniva sancito l'ampio privilegio che la città fosse definitivamente dichiarata demaniale, dando quindi all'università tranese un ruolo determinante nella vita politica e civile.
Gli eventi del XV secolo, rappresentando l'indispensabile contesto per l'analisi dell'altorilievo, saranno trattati con maggior dovizia dei particolari2.
Nel 1429 la regina Giovanna II promulgò altri due provvedimenti con cui rinunciava ai dazi di scalo del porto di Trani in favore dell'università della città e, nello stesso tempo, ne esentava i mercanti veneziani: si delinea così il primo di una lunga serie di atti che testimoniano i continui tentativi di accaparrarsi i maggiori privilegi possibili sulla florida attività commerciale del porto, sia da parte dei commercianti e dei nobili tranesi, sia da parte del principale interlocutore commerciale della città, ovvero Venezia.
Veniva inoltre concessa all'università tranese la facoltà di trattare direttamente con la repubblica di Venezia, per il tramite del console che la Repubblica manteneva stabilmente insediato nella città: ciò conferma le intense relazioni che vi erano tra le due, con numerose famiglie tranesi stabilmente presenti a Venezia e una cospicua comunità veneta residente nella città pugliese.
Il passaggio dalla dominazione angioina al regno di Alfonso I d'Aragona non fu affatto rapido e lineare: il primo tentativo nel 1435 da parte dell'aragonese di conquistare il regno fallì, e la città di Trani, che in un primo momento si era dichiarata suddita al nuovo re, prestò fedeltà alla reggente Isabella, moglie di Renato d'Angiò successore di Giovanna II, ma prigioniero in Borgogna. Ma la situazione non giunse a stabilizzarsi, e i nuovi tentativi di Alfonso di conquistare il regno portarono ad una situazione continua di instabilità politica, cha durò fino all'estate del 1442, quando re Renato fu sconfitto e gli aragonesi poterono entrare a Napoli.
Il potere civile e militare oscillava anche a Trani fra angioini, che mantennero a lungo il controllo del castello svevo, e aragonesi, ai quali un'ampia parte dei nobili prestava fedeltà, capeggiati da Pietro Palagano che terrà un'importante carica da ufficiale nell'esercito di Alfonso. I rapporti con Venezia furono caratterizzati da una costante tensione, originata sempre dalla volontà di ottenere i privilegi più ampi possibili da parte dei gruppi di mercanti che frequentavano il porto di Trani, e aggravata in questo periodo dalla vacillante situazione politica.
Con il definitivo stabilirsi del regno di Alfonso d'Aragona (dal 1442 al 1458) per Trani furono rafforzati i privilegi già posseduti (tra cui la demanialità della città) e concessi di nuovi (esoneri da alcuni dazi; sostegno degli ufficiali del regno per la riscossione di crediti da parte dei commercianti tranesi; obbligo dell'uso di navi di operatori locali per le esportazioni dal porto di Trani).
Pur con sempre latenti tensioni dovute anche a l'inasprirsi del regime fiscale del regno di Napoli, lo sviluppo commerciale della città fu in continua crescita: le attività principali che si svolgevano in città, di cui il porto era il fulcro, consistevano nell'esportazione di grano verso Napoli ed altre cittè estere e nell'importazione di beni di lusso quali manufatti metallici, stoffe pregiate, abiti, gioielli, dipinti a soggetto sacro per chiese e privati, attraverso soprattutto i commercianti veneti, ad uso delle famiglie nobili e borghesi di Trani, le quali si arricchivano o proprio tramite l'attività commerciale e le imprese marittime, oppure tramite privilegi reali che consentivano loro di gestire direttamente alcune attività legate alla riscossione dei tributi. Non mancano rapporti soprattutto di natura finanziaria con alcune famiglie di banchieri fiorentini né rapporti commerciali con comunità catalane e dell'opposta costa dalmata.
Lo sviluppo economico della città determinò nelle famiglie del ceto nobiliare, ma soprattutto nelle emergenti e sempre più ricche famiglie borghesi, il desiderio di rendere la città sempre più slegata anche dal potere regio, generando però una serie di gravi tumulti a partire dal 1454 con la fazione borghese, capeggiata da Simone Caccetta, che costrinse i nobili della città a fuggire o a rifugiarsi nel castello tenuto a lungo sotto assedio.
Fu solo con Ferdinando I, nel 1458, che gli scontri furono repressi con la violenza e la città ritornò sotto un più stretto controllo regio tramite anche la collaborazione della nobiltà locale. La politica del nuovo re mirava alla soppressione delle spinte autonomistiche locali e a favorire l'uso dei porti pugliesi da parte di Venezia a scapito degli operatori locali. Quel tentativo di riscossa civile che era nato nelle famiglie borghesi, grazie alla crescita economica dei decenni precedenti, perse progressivamente la sue basi economiche e quindi sociali.
La decadenza politica e sociale
della città fu poi notevolmente aggravata, nel 1496, con la sua cessione alla
repubblica di Venezia da parte di Ferdinando I, in virtù del'aiuto ricevuto
nelle lotte contro l'occupazione francese. Sostanzialmente, nell'ultimo
quarto del XV secolo, Trani entrò nel generale periodo di decadenza della
stessa repubblica di Venezia, determinato dalla contrazione dei commerci
lungo il mediterraneo, causata sia dalla riduzione degli scambi con un
mediterraneo orientale che aveva visto scomparire l'impero bizantino e gli
stessi avamposti della Serenissima, sia dallo sviluppo della produzione
manifatturiera nell'Europa settentrionale a scapito di quella mediterranea;
perse quindi quella fervida vita civile e commerciale che aveva permesso la
nascita di un nuovo sviluppo urbanistico del quale ancora oggi abbiamo egregi
esempi nei palazzi omonimi dei protagonisti degli eventi tumultuosi degli
anni '50 del Quattrocento: Pietro Palagano e Simone Caccetta.
1Una rapida sintesi storica sulla città di Trani è apparsa in una serie di articoli introduttivi della rivista Il Tranesiere che, per il periodo fino al XV sec., sono:
PIRACCI R., Trani ha la sua storia, "Il Tranesiere", VIII, 1, 1966, pp. 5-6.
ID., Trani è antica anche senza leggende, "Il Tranesiere", VIII, 3, 1966, p. 6.
ID., Ultime tracce di romanità , "Il Tranesiere", VIII, 4, 1966, p. 8.
ID., Eventi di eccezione dell'XI secolo: gli Statuti Marittimi, "Il Tranesiere", VIII, 8, 1966, pp. 3-4.
ID., Sotto i Normanni, "Il Tranesiere", VIII, 10, 1966, pp. 3-6.
ID., Sotto gli Svevi, "Il Tranesiere", VIII, 11, 1966, pp. 3-4.
ID., Sotto gli Angioini, "Il Tranesiere", VIII, 14, 1966, p. 5-6.
ID., Per un riordinamento della storia di Trani, "Il Tranesiere", IX, 1, 1967, pp. 5-6.
ID., Trani e Venezia, "Il Tranesiere", IX, 4, 1967, pp. 5-6.
ID., Fine del primato commerciale, "Il Tranesiere", IX, 6, 1967, pp. 5-7.
Altre indicazioni sintetiche sono in: MALACANGI G, Trani: pagine di storia, ricordi di vita e altre divagazioni pugliesi, Fasano di Puglia, 1983.
2Per un'analisi storica dettagliata di Trani nel XV secolo, con un'appendice dei documenti editi, si veda:
VITALE V., Trani dagli Angioini agli Spagnuoli: contributo
alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI, Bari,
1912.