DESCRIZIONE


Il blocco scultoreo, che aveva funzioni di predella all'altare della Madonna delle Grazie, raffigura una Crocifissione: in essa la croce costituisce l'asse di simmetria della composizione e i personaggi ai lati di questa rappresentano singoli gruppi tematici che scandiscono lo spazio a sinistra e a destra di quest'asse. Tutta la composizione, tuttavia, risulta essere nel complesso abbastanza omogenea nello sviluppo plastico delle figure.

Nonostante la lettura iconografica di questo manufatto sia gravemente compromessa dal suo pessimo stato di conservazione, ho cercato di darne una interpretazione il più possibile attenta e suffragata da prove.

Al centro della scena troviamo il gruppo tematico della Crocifissione: vi si riconoscono senza dubbio la Vergine, posizionata in maniera frontale rispetto all'osservatore, che rivolge dolorosamente lo sguardo verso il Figlio; la Maddalena, sofferente, che abbraccia i piedi del Cristo e un San Giovanni, privo del capo, con le mani giunte, che si distingue dai soldati romani grazie alla tunica che lo riveste. Si riconoscono anche il soldato romano ai piedi della croce, con le braccia in segno di preghiera che alludono alla sua avvenuta conversione, e un altro personaggio, a destra della croce, in piedi, che è da identificare con il dio Mercurio, sulla base di alcuni elementi iconografici quali l'elmo con le ali, il mantello e il caduceo: la sua presenza è insolita nell'iconografia tipica del soggetto doloroso, ma potrebbe essere giustificata dal fatto che costui veniva identificato con il dio greco Ermes Psicopompo, figura che simboleggia il felice viaggio dei trapassati nell'aldilà 1.

Se ripercorriamo poi l'intero blocco da sinistra a destra possiamo isolare visivamente un primo gruppo di quattro cavalieri su cavalli rampanti; uno di loro ostenta un mantello mosso dal vento, dalla resa abbastanza realistica.

Di seguito, un altro gruppo plastico raffigura dei soldati con armature, le quali sono molto ben descritte nei dettagli delle pieghe delle vesti e nel panneggio dei mantelli; risalta lo scudo di uno dei personaggi, in scorcio, volumetricamente ben realizzato.

Superato il gruppo centrale della crocifissione, si riconoscono ancora quattro uomini a cavallo, che sembrano porsi quasi in risposta al precedente gruppo di cavalieri, sulla sinistra. Tra questi, maggiore rilevanza plastica ha il cavaliere in primo piano, poichè è abbastanza evidente, nonostante il pessimo stato di conservazione del blocco scultoreo, la resa plastica e realistica delle pieghe della veste, mossa dal vento generato dal movimento del cavallo. Pur se profondamente danneggiati, si individuano due palafrenieri.

L'ultimo gruppo è costituito da tre personaggi che sembrano discutere animatamente; tra di essi, pur considerando la difficile leggibilità dell'altorilievo, mi pare che l'uomo di spalle all'osservatore non indossi un'armatura. Occorre notare come il soldato che porta lo stendardo, sull'estrema destra della composizione, trasborda i limiti definiti dal listello che incornicia l'opera.

L'impressione che si ottiene dall'intera scena è quella di un corpo militare romano che sia venuto ad assistere alla morte del Cristo, e che ne costruisce un vero e proprio corteo funebre.

La volumetria dei personaggi, molto aggettante, è resa con una "plastica e classica eleganza"2, con attenzione alla verità anatomica, in particolare del corpo seminudo di Cristo; così è anche per le corazze, intagliate con una notevole attenzione al dettaglio della trama delle superfici, e per i panneggi, non spigolosi, ma neppure stilizzati, che ricordano lo stile scultoreo ellenistico. I personaggi sono descritti in varie pose: in movimento o, come nel gruppo all'estremità destra dell'altorilievo, in conversazione. Lo sfondo, nonostante sia quasi completamente occupato dai corpi plastici, fa intravedere nella parte alta le lance dei romani.

Lo scultore pone inoltre molta attenzione all'analisi psicologica dei personaggi, senza tuttavia accentuare pateticamente la sofferenza dei personaggi ai piedi della croce. Con toni pacati è reso anche il sentimento degli astanti, i quali appaiono inerti ma non indifferenti all'evento. L'analisi psicologica mantiene, quindi, come riferimento il gusto dell'ideale classico per l'armonia tra forma e sentimento, espressa con efficacia nel viso del Salvatore rasserenato nella morte.



1Cfr. Enciclopedia dei Simboli, a cura della redazione Garzanti, Milano, 1991, pp. 304-305

2RONCHI B., Invito a Trani, Fasano, 1980, p. 220.





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