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Uno stile inconfondibile

in Arte e cultura

oppenheimIn un’intervista a Dennis Oppenheim  comparsa su “Il venerdì” di Repubblica, questi dice: “La storia dell’arte dimostra che la maggior parte degli artisti hanno un’unica grande idea. Avuto quel colpo di genio, passano la vita a ripeterlo all’infinito. Con sempre minor efficacia.” (“Il venerdì”, n° 1114 del 24 luglio 2009 – pp. 98/102 – Intervista di Antonella Barina”). Oppenheim, uno dei fondatori della Land Art in America, focalizza un problema ad ampio spettro e introduce la questione dello stile nella personalità dell’artista. Infatti da molto tempo, troppo, l’arte condiziona l’artista e l’artista condiziona l’arte.  Già negli anni dell’accademia, l’artista, viene orientato verso una ricerca quasi ossessiva di uno stile o di un linguaggio riconoscibile a tutti i costi. Gli viene detto che questa è la fase della maturità, della ricerca del se. Purtroppo non è sempre così, questa ricerca diventa il più delle volte una limitazione semiotica, la scoperta di una lingua che poi rimane sempre la stessa, appunto come sottolinea D.O. inseguita per tutta la vita. Occorre capire che la percezione del se per l’artista è sempre basata sulla ricerca del miglior linguaggio estetico e comunicativo, ma questo non vuol dire necessariamente dipingere ad esempio sempre gli stessi soggetti, oppure usare sempre gli stessi colori, insomma sempre le stesse icone. L’artista che sviluppa un linguaggio estetico può in maniera incondizionata esprimersi in altre lingue, lo stile che a mio modesto avviso deve perseverare è quello che contiene un messaggio, dunque i contenuti, indipendenti dal linguaggio estetico che usa. Può diventare un errore seguire un’iconografia che, godendo di consenso, divenda il messaggio di per se o addirittura l’unico messaggio. Io evito di cambiare colori e soggetti perchè così facendo rischio. Cosa rischio? Di perdere credibilità, consensi, una cattiva critica, una perdita di clienti, e così via. Il filone sicuro non si lascia mai. Dal punto di vista dell’osservatore è sempre un forte impatto trovarsi difronte a qualcosa di nuovo, suscita diffidenza. Il nuovo induce a critiche severe sia di fronte a nuovi artisti e sia di fronte ad un cambio estetico fra diverse opere dello stesso artista contemporaneo.
Tornando alle accademie, si ha una chiara visione di ciò che dico quando, entrando in una cattedra di pittura il cui professore è un astrattista, la maggior parte degli allievi diventano astrattisti. Non è sbagliato diventare astrattisti e nemmeno seguire le orme del proprio professore, ma è sbagliato usare un linguaggio estetico uguale ad un’altro artista per dire (certamente) cose diverse, o addirittura non dire nulla, nella convinzione che basti quel tipo di iconografia per avere consensi, o gli stessi consensi ottenuti probabilmente dal professore.

mondrianPer rivedere un artista per certi versi criptico osserviamo le opere di Mondrian. Le forze convergenti e al tempo stesso contrapposte delle sue opere sono profondamente suggestive certamente, ma sono anche il risultato di una lunga e tormentata ricerca interiore “parallela” alla ricerca estetica e funzionale degli equilibri cromatici e semantici. Chi studia Mondrian si rende conto che lo stile impostato da questo artista non nasce con la scoperta delle geometrie che, accostate nel giusto modo, riscuotono successo e interesse, ma dalla profonda conversione del mondo così come noi lo conosciamo in una visione integrale del nucleo della realtà che oggi chiamiamo “equilibrio”. Nell’arte contemporanea chi sa dipingere non è detto che sappia cosa stia dicendo. Un artista deve sempre far correre su due binari la conoscenza tecnica e i contenuti, Leonardo da Vinci diceva che non è difficile dipingere la figura umana, difficile è dipingere i sentimenti che questa deve trasmettere.
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Le foto dell’articolo, in ordine dall’alto:

  1. Dennis Oppenheim – Buss home – 2002.
  2. Piet Mondrian – Composizione con piano rosso grande, giallo, nero, grigio e blu – 1921 – Gemeentemuseum Den Haag, L’Aia .

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  1. Dennis Oppenheim – 2002 – Buss home.

Il senso critico

in Arte e cultura

vorticeUn aspetto non del tutto chiaro della condizione culturale della nostra penisola mediterranea è la capacità critica di ciascuno di noi e, la stessa, in relazione con gli argomenti intellettuali confrontati con la “critica” ufficiale. Mi spiego per gradi.

Il senso critico generale.
In una situazione culturale generale non propriamente alta e nel “relativismo” moderno di cui tanto si parla, si può notare una variegata fantasia di opinioni nel valutare il mondo che ci circonda. Non possedendo quasi più le radici culturali che ci appartenevano, ci si barcamena con dei giudizi basati esclusivamente su esperienze autobiografiche. Sembra che la valutazione e la percezione della realtà non sia più oggettiva, ma soggettiva. Questo a mio parere lo si è voluto di proposito per sgretolare una identità culturale fatta di storia intensa e di un patrimonio artistico di raro valore storico per avvantaggiare l’opinionismo come valore in se e far emergere anche l’opera d’arte mediocre, come prodotto di alto livello. In poche parole in questo modo “tutti sono bravi” a fare tutto.
Ebbene, se io autorizzo tutti a pubblicare un giudizio personale come  se fosse valido  o di fonte accreditata, creo un falso e autorizzo un qualsiasi portabandiera a raggruppare coloro che hanno idee che si assomigliano a creare una fazione credibile. Credibile a tal punto da diventare indiscussa.
La diversità culturale è ben altra cosa che la diversità di opinione, questo tentativo di confondere le due cose è un attentato all’identità degli individui. La straordinaria bellezza che emerge da una diversità culturale è fatta di elementi di storia dalle profonde radici che si uniscono per un concetto  nuovo o un’idea eccezionale.

Il senso critico nell’arte.
Ecco che l’arte non è passata indenne da questa situazione precaria.
Travisando il senso critico con l’opinione abbiamo fatto diventare critici d’arte chiunque abbia la capacità di usare molti aggettivi con un linguaggio sciolto persino davanti ai media.
Chi è il vero critico d’arte? Mi permetto di ricordare al lettore che soltanto una persona con un solido bagaglio di conoscenze e saggezza, ricercatore e studioso con alle spalle fior di articoli di alto livello e pubblicazioni su riviste specializzate e, se possibile, anche artista può godere di credito. Il bravo venditore rimane un bravo venditore, spetta a noi riconoscerne le credenziali. Tuttavia ciascuno di noi può sviluppare un piccolo senso critico verso l’arte e in particolare l’arte contemporanea. Basta documentarsi prima di andare a visitare una mostra, leggere molto è la prima regola. Consultare libri di pregio. È importante anche seguire attentamente la guida (si spera preparata) all’interno di un museo o di una galleria d’arte. Un gallerista ha il dovere di essere intellettualmente preparato, perché è facile fare il venditore piazzista, ma difficile è evidenziare il talento. Anche se devo dire  che questa non è l’epoca più felice per i talenti.

La ricerca alla base di tutto.
Oggi è opinione diffusa che la bellezza sia legata strettamente al gusto o, più propriamente, al gusto personale. Perciò se metto insieme dieci persone che hanno gli stessi gusti, questi “dettano legge” e possono stabilire indiscutibilmente cosa sia bello e cosa no. Pare che il singolo individuo non sia più in grado di capire cosa gli piaccia oppure no, gli serve l’appoggio di un’altro parere per avere una conferma o un dissenso. L’artista si trova dunque in un bivio culturale, o seguire le orme delle tendenze e quindi anche le idee altrui o seguire le idee proprie con uno stile esclusivamente unico e personale. La prima strada è indubbiamente più facile perché ci assicura consensi, ci garantisce notorietà e di conseguenza la vendita. Inoltre è più facile perché non si è costretti a fare alcuna ricerca o preparazione particolare, basta seguire la corrente. Se uno inventa con grandi sforzi concettuali una estetica fatta di tele tagliate, ecco che parte un intero filone di artisti “unidirezionali” che sfruttano in vario modo l’idea di base. Fontana non era certo il primo arrivato eppure anche con lui l’effetto domino ha fatto il suo decorso. Il genio in questo caso rimane solo Fontana e non i suoi seguaci. Dunque qual’è il valore di questa strada artistica?
Ci sono invece artisti che svolgono approfondite ricerche storiche e stilistiche per capire le motivazioni e la forza comunicativa delle varie correnti artistiche, svolgono accurate indagini sulla realtà contemporanea, misurano il sentimento contemporaneo della civiltà, vedono al di là della realtà apparente e ne fanno una radiografia. Insomma dietro le opere d’arte di questo tipo di artisti esiste una turbolenta sofferenza che non ha paragoni con l’altro modo di fare arte. Ne scaturisce di conseguenza una maturità artistica di alto valore e le opere d’arte coinvolgono ed emozionano l’osservatore anche se l’opera d’arte appare minimalista. Da tutto ciò scaturisce come naturale conseguenza un iconografia e una strutturazione dell’opera d’arte completamente nuova, originale, mai vista e non collocabile in un frangente o corrente di pensiero già esistente.