LA CHIESA DI SAN BERNARDINO A MOLFETTA

La Chiesa di San Bernardino a Molfetta fu edificata insieme al monastero dei Frati Minori Osservanti1 nel 1451.

Sia la chiesa che il convento furono costruiti fuori delle antiche mura della città, a sud-est del largo Porticella, su un terreno elevato, forse per fornire un posto adatto per le sepolture necessarie per l'inumazione dei cadaveri, così com'era consuetudine del tempo. Entrambi i lavori vennero finanziati dall'Università e da alcuni fedeli per devozione al santo senese e ai frati osservanti.

La più antica storiografia locale parla di una chiesa originariamente costruita con tre navate, ma gli elementi strutturali all'interno dell'edificio ci dimostrano invece, un'originaria aula unica, di seguito ampliata (verso il 500). Fa notare Adriana Pepe2 che i contrafforti esterni della chiesa sono parzialmente gravanti sulle voltine e allineati sui pilastri che scandiscono le navate, c'è uno spessore eccessivo degli stessi pilastri, ed un dislivello fra il calpestio della navata centrale e quello delle navatelle, elementi questi che confermano una modifica dello spazio originale.

Anche Maria Giovanna di Capua3 punta l'attenzione sulla pianta unica, tipologia planimetrica ancora parzialmente visibile in altre chiese minoritiche della Puglia come S. Maria della Chinisa a Bitonto, S. Maria dell'isola a Conversano, S. Maria della Libera a Vieste e S. Maria la Veterana di Bitetto. La studiosa a conferma di questa tesi fa notare anche che il modello della chiesa scolpito nel timpano del portale, rappresenta il tempio privo delle tre navate laterali e con una facciata monocuspidata.

Nel 1529 avvenne il saccheggio della città di Molfetta da parte dei francesi e veneziani. La chiesa, in seguito a ripetuti cannoneggiamenti, riportò gravi danni alla sua struttura. Nel 1585 s'intraprese un restauro e ampliamento dell'edificio sempre a spese dell'Università e grazie alle offerte dei fedeli. A questo periodo corrispondono la nuova facciata, l'ampliamento all'interno e l'aggiunta degli altari laterali insieme alla costruzione del piccolo campanile a vela orientato a nord verso S. Michele di Monte Sant'Angelo. Sempre con le offerte dei fedeli sono stati successivamente realizzati anche il coro di legno del secolo XVI (dietro l'altare maggiore) e nel secolo XVII, l'organo (il più antico attualmente esistente a Molfetta) costruito dal napoletano F. Tonno.

La facciata oggi si presenta con un'immagine di S. Bernardino che regge tra le mani il monogramma IHS (Jesus). L'interno è diviso come abbiamo detto, in tre navate scandite da ampi pilastri. Sotto il pavimento della navata centrale, più ampia e alta, si trova una fossa sepolcrale comune, mentre nelle navate laterali vi sono sepolcreti con diritto al patronato. Col passare del tempo e grazie ancora alle donazioni fatte da alcune famiglie nobili locali (Moscati, Nesta, Gadaleta, Fioli, Effrem, De Luca, Lepore, Tattoli) furono eretti altari e cappelle, tutti con diritto al patronato.

Nel '600 gli altari lignei intagliati in oro furono sostituiti con costruzioni artificiosamente barocche, profusamente decorate in pietra bianca di Carovigno e di Gravina.

I tetti furono restaurati nel 1607, l'organo fu collocato al suo interno nel 1613. Nel 1699 la chiesa fu riconsacrata e dedicata a San Bernanrdino di Siena.

Nel '700 gli altari subirono ancora altri interventi, soppraelevandoli con l'aggiunta di gradoni, si ammodernò l'organo (1767) per opera di Giuseppe Rubino e s'inserì un grande altare maggiore in pietra, questi elementi conferirono alla chiesa un'atmosfera tipicamente rococò, con anticipazioni neoclassiche che si avvertono già nella decorazione a stucco.

Nel 1809 le leggi napoleoniche soppressero gli Ordini Mendicanti: il convento e la chiesa dei Minori Osservanti furono ceduti all'Amministrazione dell'Ospedale che dal 1813 si era trasferito dal Borgo (vicino a SS. Trinità e a S. Stefano) nel convento di S. Bernardino.

La Congregazione di Monte Pietà, che gestiva l'ospedale, acquistò alcune cappelle già di nobile patronato e le restaurò a sue proprie spese.

I lavori di manutenzione e di restauro sono proseguiti fino al 1960, anno in cui la chiesa diventa parrocchia.

Nel 1968 viene aperto un passaggio per l'attiguo portico e nel 1969 si procede alla pulitura degli altari liberandoli da spessi strati di vernice e finto marmo. Nel 1971 viene riaperto l'antico accesso al convento per evitare che i fedeli attraversino l'ospedale per recarsi nell'ufficio parrocchiale.

Le cappelle della chiesa di S. Bernardino testimoniano la presenza di una ricca borghesia locale; infatti, ognuna di esse è stata sontuosamente decorata dai finanziamenti dei loro rappresentanti con dipinti e stucchi. Per chi entra, a sinistra, vi è l'altare della Crocifissione, la cappella Passari, l'altare dell'Immacolata e quelli dell'Adorazione dei Pastori e di S. Francesco di Paola. In fondo, alla navata di sinistra si apre la cappella del Santissimo. Dopo l'altare maggiore vi è l'altare di S. Michele Arcangelo, mentre, procedendo verso il fondo ci sono quelli di S. Salvatore da Horta, della Madonna del Soccorso, della Madonna degli Angeli e quello dedicato alla Madonna del Carmine.

Ognuno di questi altari mostra dei dipinti e delle decorazioni particolari, di cui però non ci occuperemo. La nostra attenzione è rivolta esclusivamente ai due dipinti di Gaspar Hovic presenti nella chiesa molfettese.

Le opere sono ospitate dalla cappella dell'Adorazione dei Pastori (che prende il nome dell'opera medesima), e l'altra dall'altare di S. Michele Arcangelo.

La prima è passata dal patronato dei Gadaleta a quello dei Pappagallo, e nel 1968 l'altare è stato ripulito dalle verniciature di finto marmo e consolidato in una delle due colonne, instabile per la troppa umidità.

L'altare di S. Michele Arcangelo si differenzia tutti gli altri per la severità delle sue linee e dello schema compositivo. Racchiuso nell'arco d'imposta della volta, fa da sfondo alla navata di sinistra. Questo è l'unico altare che non risulta di patronato d'alcuna famiglia fino all'inventario della commissione di soppressione del 1811. Fu costruito appositamente nel 1596 per accogliere il San Michele di Gaspar Hovic. La decorazione equilibrata sembra contrapporsi alla movimentata scena del dipinto. Da sinistra a destra, in alto, nelle due formelle figurano i rilievi con Isaia e S. Giovanni Evangelista, mentre nelle nicchie a valva in basso compaiono a tutto tondo le sculture di S. Stefano e di S. Nicola.

1 L'ordine mendicante dei Frati Minori nacque intorno alla figura di Francesco d'Assisi nel 1208 e si proponeva di portare avanti l'esempio del santo: una vita dedicata alla povertà e umiltà assolute. I Francescani arrivano in Puglia verso il 1220 suscitando un forte risveglio di religiosità.

All'inizio del XIV sec. la maggior parte dei Francescani non riuscì a sopportare la rigidità estrema della regola e così ottenne dal Papa Giovanni XXII il permesso di possedere beni immobili e di organizarsi in conventi. Dal quel momento si chiamarono Frati Minori Conventuali. Per reazione, e contemporaneamente al conventualismo si generò il movimento dell'osservanza che pretendeva una adesione rigorosa alla regola francescana. Fu così che nacquero due famiglie diverse dagli originari Frati Minori: quelli Conventuali e quelli Osservanti, detti pure Zoccolanti per la loro abitudine di calzare zoccoli di legno: appartengono a quest'ordine i frati che si insediano nella Chiesa di S. Bernardino di Molfetta.

2 A. PEPE, Puglia "Enciclopedia Bernardiniana", Vestigia, III, Salerno 1984, p. 244

3 DI CAPUA, Maria Giovanna, Arte e Restauri nella Chiesa di S. Bernardino in La Parrochia di S. Bernardino fra storia e cronaca, Molfetta, 1987.